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AVFX risponde a ilPost

Aggiornamento: 10 nov 2023



RISPOSTA ALL’ARTICOLO SU ILPOST “Gli effetti speciali stanno peggiorando” https://www.ilpost.it/2023/10/26/effetti-cgi-cinema/


AVFX, l’Associazione Effetti Visivi Italiani creata dai professionisti degli Effetti Visivi, vuole rispondere all’articolo pubblicato il 26 ottobre sul sito ilpost.it dal titolo “gli effetti speciali stanno peggiorando".


Naturalmente ci fa piacere che si parli di Effetti Visivi - da non confondere con gli Effetti Speciali che sono quelli che si fanno practical sul set - ma negli ultimi mesi abbiamo l’impressione che i VFX siano stati messi “sotto attacco”, sia da registi che mettono in discussione la qualità finale dei VFX nei propri film, sia dalla promozione di film che si vantano di non avere Effetti Visivi come se, indicando che non vi sia CGI (immagini realizzate in Computer Grafica), il film possa acquistare maggiore valore per il pubblico. Tra gli esempi più significativi vi è “Oppenheimer” di Christopher Nolan: nonostante l’immensa stima nei confronti del Regista - con la “R” maiuscola - e rispettando la sua scelta di non utilizzare immagini CGI, va chiarito che, per arrivare al risultato finale che tutti hanno potuto ammirare sul grande schermo, sono stati girati miriadi di contributi dal vero che sono integrati tra loro attraverso il “compositing” (2d e 3d) che hanno richiesto centinaia di ore di lavoro degli artisti VFX ricorrendo, quindi, a tutti gli effetti a lavorazioni nell’ambito degli Effetti Visivi.


Un altro “blasonato” esempio è il film “Barbie” che ha cavalcato l’onda NO-CGI presentandosi come un film realizzato solo con effetti pratici e vecchie tecniche di ripresa. L'esplicita contraddizione sono i frame pubblicati che mostrano i bluescreen e le numerose estensioni dei set in CGI. Anche in questo caso sono centinaia le inquadrature in cui è stato necessario l’intervento degli addetti ai VFX. Anche la promozione del film “Top Gun: Maverick” ha presentato il film come NO-CGI, ma è falsa l’affermazione che tutte le scene di volo siano state realizzate con riprese aeree reali e non sia stata usata CGI: in molte scene gli aerei in volo sono stati moltiplicati in CGI in modo totalmente trasparente e alcuni modelli di aereo sono realizzati completamente in CGI. Infatti, è sufficiente verificare i titoli di coda oppure controllare i crediti su IMDB per verificare come la “crew” dei Visual Effects sia sempre molto numerosa e molto spesso sia il dipartimento più importante. In realtà nessuna produzione può fare a meno dei VFX, non esistono produzioni cinematografiche e seriali che non utilizzino VFX e tecniche digitali in post-produzione. Anche film che a prima vista può sembrare che non abbiano avuto bisogno di interventi digitali, ne hanno invece fatto massiccio uso; citiamo ad esempio due film vincitori di Oscar come “Roma” di Cuaròn o “Parasite” di Bong Joon Ho che hanno sfruttato in modo invisibile le molteplici possibilità dei VFX.


La stessa realtà è valida anche in Italia: ad esempio la serie appena uscita per Disney+ “Leoni di Sicilia” vanta diverse centinaia di scene di VFX. Gli Effetti Visivi sono parte integrante e fondamentale del cinema moderno, devono vivere in collaborazione con gli effetti speciali (quelli realizzati pratici sul set), sono un potentissimo strumento in mano ai registi e alla produzione per ampliare i confini della narrazione e in ultimo, basta scorrere la lista dei blockbuster degli ultimi 20 anni per verificare come i VFX siano indissolubilmente legati ai film di maggiore incasso. Tuttavia ci domandiamo, quali operatori del settore degli Effetti Visivi - alcuni di noi con numerosi premi tra cui David di Donatello e Oscar -: perché i registi di due dei film più visti di quest’anno si vantano di averli realizzati senza effetti digitali e alla “vecchia maniera”? Ma quali sono i problemi che hanno portato a questa percezione “negativa” dei VFX e perché a Hollywood si parla di una crisi dei VFX?


Immaginiamo che il marketing pubblicitario abbia promosso queste produzioni presentandole come opere realizzate senza Effetti Visivi e fatte “come una volta” utilizzandolo come punto di forza per differenziarsi dalle produzioni che invece hanno abusato della CGI e che, è vero, a volte non hanno raggiunto gli alti standard qualitativi che ormai sono richiesti per le produzioni più importanti. La spietata concorrenza tra le piattaforme ha comportato una crescente richiesta di nuovi contenuti ma a discapito dei tempi di realizzazione, sempre più stringenti e pressanti, mettendo a dura prova le capacità produttive degli studi di Effetti Visivi e aumentando la pressione su chi opera nel settore dei VFX. In questi ultimi anni la crescita di nuovi giganti players nel mercato - come Marvel, Netflix, Amazon, Disney, Apple - ha creato una maggiore domanda ma anche un maggiore squilibrio tra le parti in causa che prima erano limitate ad un rapporto a due tra casa di produzione e studio di post-produzione.


Non che negli anni precedenti la vita per i VFX fosse facile, gli Effetti Visivi non sono mai stati un business facilmente gestibile e remunerativo. Molti dei primi studi di VFX non esistono più e non è la prima volta che si parla di crisi dei VFX. Il caso più eclatante fu nel 2013 con lo storico studio di VFX Rhytm&Hues che vinse l’Oscar per gli effetti del film “Life of Pi” subito dopo aver chiuso per bancarotta per colpa dello stesso film.


Questo difficile rapporto tra, da una parte produttori e registi, e dall’altra gli studi di VFX e gli artisti VFX, è ancora attuale. Incredibilmente, nonostante la complessità realizzativa legata alla realizzazione degli Effetti Visivi, gli addetti al settore dei VFX ritengono che siano molto sottovalutati da Registi e Produttori i temi inerenti ai tempi di produzione, alle tecnologie applicabili, alle economie messe a disposizione, alla capacità artistica e scientifica - ebbene si, ci sono specialisti nel settore degli effetti visivi che trattano solo queste tematiche - rispetto alle aspettative. Il lavoro che viene svolto dal nostro settore necessita di esperienza ed una chiara progettazione - pre-produzione - per un approccio corretto agli Effetti Visivi mentre, per citare uno dei tanti possibili errori, può capitare che il Regista o la produzione cambi “visione” del progetto durante la produzione creando grandi problematiche che possono essere dannose per il risultato finale, fin ad arrivare purtroppo a “buttare” il lavoro di mesi richiedendo di mantenere gli stessi tempi di consegna.


La stessa mancanza di una visione precisa del progetto può anche portare a numeri di versioni a tre cifre per le lavorazioni su una stessa scena nonché per la durata di settimane e anche mesi sulla stessa singola inquadratura. I colleghi americani hanno creato un termine per descrivere questa situazione detto “pixel-f*cked” che spiega in modo esaustivo la pressione lavorativa alla quale sempre più frequentemente si viene esposti. Anche il termine “fix in post” è sempre ancora drammaticamente attuale in quanto i VFX si trovano sempre più spesso a dover sistemare tutte le problematiche che vengono irrisolte sul set durante le riprese. Normalmente la frase sul set è: “non fa niente, tanto si risolve in post”.


Nell’arco degli ultimi anni le grandi produzioni sono passate da show con poche centinaia di shots di VFX a produzioni sopra il migliaio di shots e di conseguenza i produttori, per rimanere nei tempi previsti di consegna, non si affidano più con un singolo studio di Effetti Visivi ma lavorano con molti fornitori contemporaneamente fino ad arrivare a collaborare anche con 30 società diverse sparse nel mercato globale dei VFX in parallelo per lo stesso film. Questa estrema ridistribuzione del lavoro può portare a problematiche, quando non gestite in modo ottimale, come la disconnessione tra il regista e gli artisti. Tale problema viene amplificato quando il Regista non ha la minima esperienza di Effetti Visivi oppure quando ritiene di averla - cosa che non capita di rado -. Certi risultati qualitativi e stilistici - a volte ottenuti forzando le leggi della fisica o della fotografia - sono il risultato di scelte registiche o di limiti dettati dalla continuità con il girato. Inoltre capita ancora oggi di dovere ricordare alla produzione quanto sia fondamentale la presenza del VFX supervisor sia in fase di riprese sul set sia in fase di pre-produzione.


La ridistribuzione del lavoro e le altre problematiche citate spiegano come mai all’interno dello stesso film si possano trovare Effetti Visivi di qualità differente con scene molte complesse risolte perfettamente e per la maggior parte praticamente invisibili al grande pubblico ed altre scene magari di complessità inferiore ma con un risultato qualitativo inferiore. In Italia la maggiore domanda di Effetti Visivi a livello internazionale ha contribuito ad incrementare ulteriormente il fenomeno della fuga di cervelli all’estero, ma ha anche permesso a diversi studi di VFX Italiani di entrare con successo nel mercato globale dei VFX e di avere la possibilità di dimostrare il proprio valore e la qualità dei propri artisti.


Auspichiamo che la crescita degli Effetti Visivi "made in Italy" sia un valido richiamo per far rientrare in Italia almeno una parte degli artisti VFX emigrati all’estero. Alla fine dell’articolo su ilpost ci siamo rammaricati e dispiaciuti nel leggere, quali addetti ai lavori, che un film costato 50.000 dollari abbia Effetti Visivi alla pari, o comunque che “non siano così diversi da quelli di grandi società come Disney”, in quanto è stata una pura speculazione a favore di tale produzione che influenza negativamente il pubblico portandolo a credere che sia effettivamente fattibile e che - come già avviene da anni e contro il quale ci battiamo - che l’apporto degli artisti digitali sia superfluo e che tutto sia fatto dai “computer”.


La realtà è che grazie alle tecnologie digitali è possibile realizzare la visione dei Registi nel creare “mondi” immaginari e scene sempre più incredibili, non dimenticando che la qualità del risultato è frutto delle capacità tecniche ed artistiche delle centinaia di artisti che vi lavorano.


Spingere i lettori, volontariamente o non, a credere che con un budget di 50.000 dollari - per la realizzazione di tutto un film - si possano realizzare degli Effetti Visivi confrontabili con quelli delle produzioni più importanti è quantomeno sconsiderato e sicuramente poco rispettoso per i professionisti di questo settore.


Pertanto, vi invitiamo a partecipare al Terzo Festival degli Effetti Visivi che l’Associazione Effetti Visivi sta organizzando a Roma a febbraio/marzo 2024. Al Festival tratteremo anche i temi citati nell’articolo come l’uso di tecniche di deepfake per il ringiovanimento digitale, l’uso della AI nei VFX e il futuro dei VFX e sarà l’occasione di confronto con tutti i professionisti ed artisti del mondo dei VFX su quanto sta succedendo in Italia e nel mondo per gli Effetti Visivi e l’Animazione.


Grazie

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